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Lo scarto alimentare come nuova risorsa

L’economia circolare è una delle parole chiave del nostro tempo e della ricerca sulla sostenibilità, ma pochi sono effettivamente consapevoli del suo significato e delle sue applicazioni. La maggior parte dei “non addetti ai lavori” la associano all’idea di riciclo e al recupero dei rifiuti domestici o commerciali, ma non ne comprendono tutte le implicazioni. E sì, senza dubbio anche riciclare contribuisce all’economia circolare, ma non è quello il suo scopo principale. L’economia circolare ha essenzialmente una finalità: evitare che nuove materie prime debbano essere estratte per produrre beni e materiali di vario genere e per rendere possibili i processi industriali. Questo vuol dire che, quanto prima si inizia a lavorare sull’economia circolare, all’interno di qualsiasi filiera, tanto migliori saranno i risultati. Fra i settori più promettenti in questo senso c’è quello del recupero degli scarti alimentari come materie prime per altri processi produttivi.

 

Quali scarti alimentari si possono recuperare?

 

Ci sono molti modi di recuperare diversi tipi di scarti alimentari, ma in questo articolo ci concentreremo esclusivamente sugli scarti dei processi di lavorazione (cioè non sugli avanzi di cibo provenienti da ristoranti, mense o dal consumo privato). Questo tipo di scarti sono generalmente più facili da utilizzare in quanto più omogenei: ogni struttura dove avviene la lavorazione di materie prime per la produzione alimentare genera più o meno sempre lo stesso tipo di rifiuti e scarti in quantità prevedibili. Questo rende più semplice la riqualificazione di tali scarti come materie prime e ne facilita l’approvvigionamento da parte delle aziende che sono in grado di usarli. Fino a tempi relativamente recenti, questo genere di materiali veniva utilizzato solo come biomassa, oppure trasformati in fertilizzanti o mangime per animali, ma la tecnologia e la ricerca ci permettono oggi di utilizzare gli scarti alimentari in modo molto più creativo.

 

 

Un tessuto fatto… di arance?

 

Un esempio eccellente di innovazione italiana è la OrangeFiber, che realizza tessuti a partire dagli scarti della lavorazione degli agrumi. Il processo industriale che estrae fibre tessili da questo tipo di residui alimentari è stato sviluppato e brevettato in Italia e oggi è utilizzato a livello internazionale, in una filiera che parte dalla Sicilia, dove viene estratta la cellulosa, per poi arrivare in Spagna, dove questa viene convertita in filati, per poi essere nuovamente lavorata in Italia, in alcuni casi insieme ad altre fibre come raso, seta e cotone, in altri per la produzione di tessuti fatti interamente di arance. Questo processo produttivo riduce la necessità dell’industria tessile di estrarre nuove materie prime, riducendone l’impatto ambientale.

 

Le cannucce di pasta

 

Qualcuno le ha già provate, specialmente nei locali più attenti all’ambiente, che hanno rinunciato alle cannucce di plastica molto prima che queste venissero vietate a livello europeo. D’altra parte si era parlato molto della necessità di sostituire le cannucce di plastica con alternative più ecologiche. A qualcuno è venuta, spontaneamente, l’idea di utilizzare la pasta di grano duro, nei formati più adatti a questo scopo (come gli ziti). Per evitare che questa abitudine si traducesse in uno spreco alimentare, però, la nota azienda Garofalo ha deciso di recuperare tutta la pasta che fisiologicamente viene scartata in fase di produzione e non finisce nei pacchi e sugli scaffali dei supermercati, di rimacinarla e di usarla per produrre cannucce per bevande. Perfette per consumare soprattutto bevande fredde, le cannucce di pasta non hanno sapore, non cambiano di consistenza e, dopo l’uso, sono interamente compostabili.

Scritto il 08-07-2021

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