GECO FOR SCHOOL

Intervista a Barbara Riccardi

Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana 2012 e Ambassador Global Teacher Prize l’unico miglior insegnante di italiano 2016, un’insegnante di scuola primaria a Roma e Counselor Gestalt. Parte attiva della Global Call to Action e della Global Education Coalition promossa dalla Vicepresidente Stefania Giannini del Dipartimento Educazione UNESCO. Interviene all’interno della trasmissione televisiva su RAI 1 “Una mattina in famiglia” nella rubrica “Tutti in classe”. Collabora con Università La Sapienza come formatore diffondendo il proprio corso GiochImparando – Open Mind per bambini, insegnanti e genitori. Collabora con le riviste TuttoScuola, La Scuola Possibile, Starthink Magazine e ha il un blog “Loroggieridomani”.

Insomma Barbara Riccardi è un’insegnante che GECO FOR SCHOOL non poteva perdersi di intervistare!

 

 

 

Che cosa rende rivoluzionaria la figura dell’insegnante?

Un insegnante che sa mettersi in gioco giocando.

“Se mi diverto io si divertono loro, il gioco è cosa seria”. Pensando a me bambina che a scuola si annoiava, parte da qui il mio essere e il mio fare la maestra, cercando di catturare la loro attenzione meravigliandoli. Un esempio è portarli a leggere e scrivere in palestra. Vocali e consonanti sono raffigurate attraverso il corpo. Stesi per terra, le lettere prendono forma per poi fra loro comporre parole. Attraverso la ginnastica sia ha un apprendimento ludico.

Questa è la filosofia di fondo sottostante un approccio educativo attrattivo, avvalorato da numerose evidenze scientifiche che dimostrano come il gioco rappresenti la chiave di accesso ad un apprendimento attrattivo, efficace ed inclusivo. Volete chiamarlo rivoluzionario? Possiamo dire fermo restando che dovrebbe essere buona e diffusa pratica tra i docenti. La mia bacchetta magica? Il gioco per imparare, giocando con i ragazzi per fare scoperte insieme, ponendoci domande e sapendo ascoltare i loro bisogni mettendo in primo piano le loro capacità e competenze.

“Io imparo da loro e loro da me”. Non più un fare ed un essere docente cattedratico, ma un docente appassionato che mette passione, realizzando una didattica laboratoriale esperienziale in gruppi di lavoro, dove la diversità diventa il gioco forza per la costruzione di percorsi di apprendimento condivisi ed inclusivi. Una visione ampia sull’importanza della relazione e nel realizzare che non siamo tanti io, ma un grande NOI tutti insieme.

 

 

Quali sono secondo te le sfide più importanti per le quali la scuola deve preparare gli adulti di domani?

La sfida più grande è far scoprire ai ragazzi la bellezza, perché la bellezza è tutto, è ovunque, è la bellezza che ci offre la vita. Nella ricerca della bellezza è il principio sul quale fondare è la nostra funzione per essere adulti capaci, sviluppando una diversa modalità di vedere ed osservare le cose. Questa è la sfida, così che i ragazzi sono portati a fare meglio perfezionandosi nello studiare, nel produrre dei lavori, degli elaborati.

Introdurre a scuole nuovi metodi che producano interesse che portano alla scoperta anche con strumenti interattivi, soprattutto ora che è quasi tutto informatizzato, senza tralasciare il fatto che occorre la creatività, un contatto profondo con le conoscenze che uno deve approcciare, la passione, l’approfondimento non mnemonico per arrivare a scoprire la parte bella di tutto quello che ci circonda e anche come conservare e preservare tutta questa “bellezza”. Una scuola sempre più aggiornata, al passo con i tempi, perché i ragazzi sono avanti e non si devono annoiare, quindi noi mondo adulto non ci possiamo permettere di rimanere arretrati.

Cavallo di battaglia il progetto a “Scuola per mare” nato dalla conoscenza con la mitica Syusy Blady e la loro magnificente “Adriatica”, che unisce l’educazione ambientale e civica studiando ogni materia direttamente in campo dal vivo e non solo sui libri, facendo esperienza, nel rispetto delle regole nel microcosmo della barca. Vedere i bambini coabitare in barca con i ragazzi più grandi è un esempio che funziona perfettamente, dove i piccoli si sentono tronfi e i grandi si sentono importanti con il loro ruolo di tutor. Sperando presto di renderla pratica attiva, vincendo ogni sfida di questo momento di emergenza Covid-19.

 

 

Che ruolo ha l’educazione alla sostenibilità nell’insegnamento?

La scuola & la famiglia sono il luogo di elezione imputato ad attivare progettualità educative e formative riguardo a tutto ciò che concorre al rispetto a tutto tondo. Partendo da un’educazione che parta prima di tutto dal rispettare noi stessi e poi il prossimo, sotto ogni forma e l’educazione ambientale e l’educazione civica concorrono a questo per focalizzare ed attivare un modo, uno stile di vita “sostenibile”.

“Take care” per il nostro patrimonio ambientale, culturale, storico di e della nostra terra, nell’attuare una cittadinanza globale di benessere condiviso, inclusivo e in pace. “Io imparo da loro e loro da me” in uno scambio di crescita reciproca costruendo insieme il percorso di apprendimento e scoperta, una didattica in divenire in base a quanto emerge di volta in volta, collegandola al quotidiano. Quindi diventa fondamentale il gioco forza della squadra, del senso dell’appartenenza e dell’unione far parte della stessa comunità, dove ognuno nella propria diversità mette a disposizione del gruppo le sue esperienze e conoscenze condividendole e facendone un bagaglio esperienziale di grande valore e valenza formativa, uno scambio conoscitivo arricchente per tutti.

L’educazione ambientale è interdisciplinare contraddistinguendosi dall’educazione naturalistica, in quanto l’esperienza, il fare per imparare diventa la chiave, dove noi docenti, il mondo adulto e i ragazzi siamo sullo stesso piano, apprendendo e scoprendo INSIEME i vari processi di conoscenza ed apprendimento.

Fare ricerca, documentarsi, osservare nell’attenzione nel costruire percorsi cognitivi che puntano ai 17 obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030, è l’obiettivo.

Sostenibilità ecologica, sociale ed economica per sviluppare pensieri logici, critici e creativi intorno a questi pilastri in un dialogo aperto interdisciplinare ed interculturale.

La scuola diventa così, promotrice di riflessioni, generando visioni e reti di scambio collaborative “open mind” relazionandosi con gli enti territoriali e le istituzioni, diventano processi basilari costruttivi.

 

 

In che modo è possibile trasformare, fin dall’infanzia, gli insegnamenti in saperi applicabili, che permettano ai bambini e ai ragazzi di incidere sul mondo che li circonda?

Suscitando interesse e meravigliando i bambini fin dalla scuola dell’infanzia verso conoscenze e saperi sempre più grandi.

Imparando facendo per scoprire insieme apprendiamo ogni giorno il valore del prendersi cura come di una piantina che dobbiamo sostenere lungo la sua crescita dandole acqua ed attenzioni, osservando e notando quali sono i suoi bisogni. Al centro del percorso di crescita c’è il mondo, questo è importante per imparare a far parte della terra nel rispetto delle regole (non lascio rifiuti, non spreco l’acqua, utilizzo il sistema differenziato del pattume, evito l’eccesso uso di plastiche ecc.), per mantenerla bella e rigogliosa ammirando le meraviglie che ci regala e facendo parte di lei. È importante arrivare a scoprire il valore più alto, quello della presenza di tutti gli esseri viventi permettendo ai bambini, di far comprendere loro che siamo parte della terra.

 

 

Quali passi dovrebbe fare secondo te la scuola in Italia, per avvicinarsi a un modello educativo che faccia davvero il bene dei bambini?

Il sistema è quello di giocare, noi docenti formati ed aggiornati per non rimanere arretrati e saper non solo dare informazioni, ma far fare esperienze, saper ascoltare attivando interesse e curiosità, motivando all’apprendimento e allo studio, realizzando delle attività laboratoriali atte ad imparare con passione.

Un nuovo approccio alla vita e all’apprendimento felice per essere in grado di cogliere gli stimoli che ci rimandano i bambini, senza limitare la loro fantasia andando a scavare informandosi, stuzzicando la curiosità alla scoperta come veri e propri “Indiana Jones alla ricerca della pietra verde” per arrivare a parlare di tutto. Non più lezioni frontali, perché i bambini sono più avanti di noi, ma dialogate. Noi adulti siamo il loro specchio di rimando del nostro essere e fare, si identificano in noi, abbiamo una grande responsabilità. Perché la scuola sia più attiva, occorre aggiornarci continuamente mettendo in campo strategie interventistiche mirate per creare ambienti di apprendimento del benessere che stimolano interesse e donino serenità per produrre conoscenza.

 

 

Perché hai deciso di sostenere GFS?

Complimenti al GFS che potrebbe sembrare la sigla del “Grande fratello e sorella sostenibile” Sostengo le attività come il GFS per la freschezza giovanile e gioviale realizzata da ragazzi che puntano al successo collettivo e sociale. GFS rappresenta una sferzata innovativa professionale “giocosa”, un trampolino di lancio di quella modalità di cui parlavo prima, creando sinergie, reti collaborative dove ognuno investe per il miglioramento formativo nel creare occasioni di crescita nel confronto tra esperti e mondo scuola. Un’occasione di relazione costruttiva e positiva che permette di approfondire in modo dinamico ed interattivo conoscenze su temi di importanza globale, un modo dove poter sperimentare ed evidenziare le proprie competenze ed abilità iniziando a dialogare con il mondo della ricerca e del lavoro.

Scritto il 12-07-2021

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