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Oggi intervistiamo Ottavia Belli, Founder e CEO di Sfusitalia, la mappa italiana dei negozi sfusi e zero waste.
Sfusitalia è la mappa italiana dei negozi sfusi e zero waste, vogliamo aiutare i cittadini a trovare questo tipo di negozi più facilmente e allo stesso tempo aiutare i negozianti ad essere più visibili. Spesso si tratta di piccole botteghe di quartiere, realtà quindi un po’ nascoste.
Il tutto nasce da una mia personale esigenza perché scoperto il mondo dello zero waste avevo bisogno di soluzioni pratiche e concrete e nessuno me le forniva, vedevo stagnazione. Nasce quindi da un progetto personale portato avanti in maniera volontaria durato 3 anni a seguito della fine del mio percorso di studi in cooperazione internazionale e politica ambientale, progetto poi trasformatosi in azienda. Posso dire che alla fine questo lavoro me lo sono "inventato" anche se ho avuto moltissime fortune, perché erano gli anni giusti, in linea con le politiche europee, insieme quindi al cambiamento in atto. Avendo studiato proprio la tematica sapevo che era un futuro possiamo dire inevitabile! Ci ho creduto molto!
Sfusitalia divide i prodotti in 5 categorie! 1. Prodotti per la casa 2. Prodotti per la persona, shampoo, balsamo, bagnoschiuma e via dicendo 3. Prodotti alimentari, ad esempio pasta, legumi 4. Prodotti di erboristeria, quindi te, tisane e spezie 5. Prodotti per animali, crocchette sfuse e lettiere sfuse.
Per questo ragionamento dobbiamo paragonare prodotti identici, non basta paragonare gli spaghetti del supermercato e gli spaghetti della sfuseria ad esempio. Chiaramente quelli del supermercato sono prodotti industriali, della grande distribuzione mentre quelli dei negozi sfusi sono prodotti di piccoli produttori italiani, locali, molto spesso della regione. Quando andiamo a paragonare i costi e la convenienza dobbiamo farlo perciò a parità di qualità, provenienza geografica e tipologia di agricoltura. Molto spesso è una convenienza solo di “tempo” ma il dispendio economico, la differenza tra il prodotto sfuso e quello industriale, se uno va a vedere è enorme. Banalmente le piccole confezioni di mandorle, di pinoli, da 0,99€, se uno va a vedere il prezzo al kg – quello che bisogna effettivamente guardare- non c’è proprio paragone: più piccola è la confezione, più costa al kg! Per quanto riguarda il superfan..sicuramente facendolo/la riflettere in termini di sostenibilità ma devo ammettere che in questa fase socio-economica così complessa che stiamo vivendo un traino importante è sicuramente quello economico. Molto spesso ragionando in termini di risparmio effettivo sono riuscita ad avvicinare alla realtà dei prodotti sfusi anche i miei amici meno convinti!
In Italia c’è una definizione di legge di rifiuto e non c’è una definizione di legge di risorsa. Questo è il primo problema a livello tecnico, istituzionale, burocratico e pratico. Un rifiuto per la legge è un qualsiasi bene di cui un utente si vuole disfare. Mi piace però fare un esempio: un foglia che cade da un albero è un rifiuto o una risorsa? Di solito questa domanda intriga molto perché ci si divide in chi dice che la foglia in questione è una cosa o è l’altra…non si riesce ad arrivare ad una soluzione! La foglia è un rifiuto o una risorsa in base a come viene utilizzato dalla persona che lo gestisce e dal luogo in cui questa foglia cade: se la foglia cade da un albero circondato da cemento la foglia che cade è un rifiuto, mentre se cade in campagna stratificandosi con altre foglie va a creare una delle cose più importanti sulla terra ovvero l’humus del suolo che crea fertilità!
Cambia molto da rifiuto a rifiuto. Il nostro grande problema è che il settore del riciclo è molto energivoro, ha bisogno e richiede molta energia e risorse. Il dramma poi è soprattutto logistico perché i rifiuti iniziano a girare per tutta Italia al fine di essere smaltiti, visto che spesso a livello locale non vi è modo di farlo. Questo ha un enorme impatto ambientale perché sono proprio camion che fanno viaggi enormi, anche fuori Europa. Il riciclo purtroppo non è ancora totalmente a impatto zero. Perciò è molto più importante concentrarsi sulla prevenzione, “prevenire piuttosto che curare”: prevenire i rifiuti, ridurli e riusarli. Per quanto riguarda la seconda domanda, io dico sempre che non esistono imballaggi buoni o cattivi. Dipende da un milione di fattori. Noi sappiamo che il vetro è 100% riciclabile e sostenibile, ve ne è solo un tipo – al contrario delle plastiche- però mettiamo caso che in Italia non abbiamo un impianto di riciclo del vetro e dobbiamo mandare tutti nostri rifiuti di vetro in -ad esempio- Nuova Zelanda, è chiaro che quell’imballaggio non è più sostenibile. Se invece abbiamo il ciclo di produzione, raccolta, smaltimento locale allora diventa sostenibile. Bisogna cambiare approccio a questa domanda, proprio perché dipende da milioni di fattori. Possiamo dire però che gli imballaggi migliori rimangono quelli riutilizzabili più volte, se hai già un tupperware di plastica continua a usarlo! L’imballaggio più buono è quello che già si ha!
Certo! Le piramidi dei rifiuti sono molte, più o meno complesse, l’’importante è però sempre seguire l’ordine delle parole. Se prendiamo quella di Sfusitalia noi mettiamo un’altra r prima di ridurre, cioè riprogettare. Riprogettare i modi di vivere e i prodotti di uso quotidiano in modo tale da fargli avere un minore impatto ambientale in tutto il loro ciclo di vita. Qui entrano in gioco proprio i prodotti zero waste! Un esempio è lo shampoo solido: è stato solidificato affinché abbia un volume minore da trasportare, bisogno di minore acqua nella produzione, se ne spreca di meno perché è una saponetta…un’intera gamma di vantaggi, anche economici! Un altro esempio? Un rasoio con lamette intercambiali costa 20€ mentre un rasoio usa e getta 1,50€, il ragionamento che però bisogna iniziare a fare è che si sta facendo un investimento, al ventesimo usa e getta che si compra si capisce che a livello economico si sta perdendo…possiamo dire che la riprogettazione è fondamentale perché porta a investimenti di medio a lungo termine per se e per l’ambiente!
La piramide delle R di Sfusitalia
Idealmente l’acqua! Non solo per motivi di imballaggi ma anche per diritti legati all’acqua pubblica, molto spesso si paga il contenitore e non l’acqua in sé… mi rendo però anche conto che in molte zone del mondo questo non è possibile, l’accesso ad un’acqua pulita non è sempre semplice quindi se potessimo cambiare la domanda da capo del mondo a capo dell’Italia ti direi questo: siamo i primi consumatori al mondo per acqua in bottiglia anche se abbiamo la settima acqua migliore in Europa…potremmo perciò cambiare drasticamente le cose e anche se fosse complicato sono certa che si potrebbero trovare mille soluzioni! Mentre per quanto riguarda l’imballaggio senza dubbio la plastica! Il problema della plastica è che non si parla mai di una solo ma di tante, ci sono tante plastiche, diverse, che non possono essere unite una con l’altra perché sennò poi il prodotto finale ha caratteristiche e qualità tecnico-fisiche non resistenti…insomma se potessi eliminerei tutte le plastiche!
Certo! Andremo a vedere come reagire concretamente nei confronti di problemi che risultano purtroppo persistenti…insomma capire come ridurre facilmente il proprio impatto ambientale!
Scritto il 02-12-2022