Geco For School | Percorso di Green Education
Il Centro Studi Internazionale per la Tutela e lo Sviluppo Sostenibile del Bacino del Mediterraneo si occupa di proteggere l’ecosistema del Mare nostrum e delle sue coste. Abbiamo intervistato il direttore Max Calzia che ci illustra come questa istituzione sia un polo di confronto e progettazione per stakeholders dei Paesi affacciati sul mare Mediterraneo, ovvero lo specchio d’acqua che non costituisce un confine geografico ma piuttosto un meraviglioso “collante” di pensiero e intenti comuni.
La “mission” che persegue il Centro Studi Internazionale, che mi pregio di dirigere, nasce da semplici constatazioni logistiche riguardanti la posizione e le caratteristiche peculiari della città in cui è nato e che lo ospita: Savona. Città affacciata direttamente sul Mediterraneo, nel cuore del Santuario dei Cetacei, crocevia e punto di arrivo/partenza obbligato di turismo e commercio via mare, ex polo industriale ancora al centro e poco distante da emergenze ambientali mai risolte (Centrale di Vado, ex ACNA di Cengio, giusto per citarne alcune).
Racchiusa tra le acque cristalline dell’Area Marina Protetta dell’isola di Bergeggi ed il verde rigoglioso del Parco regionale del Monte Beigua. Da queste parti la gente ha imparato negli anni e sperimenta ogni giorno sulla sua pelle l’importanza di intraprendere scelte “sostenibili”.
Solo da un posto così poteva scaturire l’idea di creare un polo di confronto e progettazione, un magnete in grado di mettere allo stesso tavolo tutti i soggetti pubblici e privati (oggi si dice gli stakeholders) non solo italiani ma anche internazionali, in particolare dei Paesi affacciati sul bacino del Mediterraneo che non deve più costituire un confine geografico ma piuttosto un meraviglioso “collante” di pensiero e intenti comuni e condivisi. Tra l’altro il centro studi, che sin dalla sua nascita collabora con diverse associazioni e istituzioni tra cui ovviamente Cetri-Tires ed Enti di vari Paesi europei, ha sede assai significativa a pochi metri dal porto e terminal crocieristico di Savona, all’interno del complesso della Fortezza del Priamàr, moderno centro congressi in contesto storico monumentale, oggi anche vero e proprio baluardo culturale a difesa dell’ambiente europeo.
L’emergenza pandemica ha oggettivamente frenato quella che è stata la travolgente partenza delle attività svolte dal Centro Studi. L’obiettivo a breve è oggi quello di riavviare al più presto i tanti tavoli di lavoro inaugurati tre anni fa, alcuni dei quali in sede internazionale in ambito portuale e logistico commerciale in collaborazione con ALIS (da subito partner delle nostre iniziative).
Contemporaneamente, non si sono mai interrotti i rapporti, anche se “a distanza”, tra istituzioni e privati innescati dal Centro Studi a sostegno di diverse progettualità di trasformazione sostenibile di ex aree industriali di valenza internazionale e che nel medio periodo speriamo traguardino la realizzazione concreta. A lungo termine speriamo che ancor più soggetti decisionali, sia pubblici che privati, si rendano sempre più conto dell’importanza di confrontarsi e riunirsi sotto la bandiera di un obiettivo comune, dell’utilità di sedersi tutti ad un unico grande tavolo, per il bene di tutti e tutto, magari nelle sale e sulle terrazze di una famosa fortezza ligure, affacciata sul Mare Nostrum.
Quello della sostenibilità è ovviamente un tema planetario ma non dimentichiamoci che nella storia globale della civiltà umana, la scintilla del cambiamento, nel bene e nel male, spesso è partita proprio dalle sponde del Mediterraneo. La Comunità europea ha tradotto in istituzione quello che il nostro mare ha fatto da sempre con i Paesi che su di esso si affacciano, anzi anche con quelle nazioni più interne che beneficiano di quella che da sempre è stata come una grande autostrada del mare, sia per la cultura che per il commercio.
I Paesi intorno al Mediterraneo hanno caratteristiche uniche e sono accomunati non solo dallo stesso mare ma anche da una lunga storia e tradizioni strettamente concatenate. Gli ingredienti fondamentali su cui lavorare per mettere in atto una corretta transizione sostenibile, ovvero: scienza, cultura, ambiente naturale, industria moderna e produzioni di qualità, in questo “piccolo mondo” ci sono assolutamente e possono diventare, ancora una volta nella storia, motivo di spunto ed esempio per il “resto del mondo”, quello più grande e alla fine determinante per le sorti del pianeta.
Secondo me bisogna agire urgentemente e fortemente su due fronti contemporaneamente che in realtà dipendono entrambi dall’impegno dei soggetti preposti al funzionamento del primo ovvero al livello governativo/istituzionale che determina le azioni volte all’educazione sociale soprattutto dei giovani.
Trent’anni fa iniziavo a lavorare nella comunicazione socio istituzionale e si diceva che quello che contava era educare le nuove generazioni, di quelli che oggi hanno più di quarant’anni, e oggi finalmente stiamo parlando piuttosto comunemente di sostenibilità, esiste perfino un Ministero per la Transizione ecologica! La strada percorsa è corretta ma il tempo stringe ed è contro di noi e contro la salute del nostro pianeta, bisognerebbe intensificare il lavoro in questi due ambiti, istituzionale (politico) e culturale, che sono gli unici a determinare la riuscita in tutti gli altri contesti, su scala mondiale.
Temi che sviluppo anche come Capo Dipartimento del centro studi europeo CETRI-TIRES sulle teorie del sociologo ed economista americano Jeremy Rifkin e nel comitato scientifico di Plastic Free Onlus.
Nell’arco delle mie esperienze lavorative passate mi sono occupato di tante campagne di comunicazione sociali, istituzionali e ministeriali dedicate a tematiche ambientali, e rivolte proprio ai giovani e alle scuole di ogni ordine e grado. Sono sempre rimasto colpito dalle potenzialità e dalla reattività delle nuove generazioni, ognuna con la sua epoca, ognuna con la sua moda e soprattutto ognuna con la sua rinnovata mentalità.
Stimolare la fantasia e l’uso degli strumenti che la loro epoca gli mette inevitabilmente a portata di mano, ecco il mio consiglio. Cercare di sollecitare la loro creatività chiedendogli di esprimersi e partecipare al confronto globale con video e foto, attraverso i canali che loro stessi utilizzano quotidianamente, come i social e le app di condivisione. Tra i giovani ci sono ovviamente i protagonisti decisionali del nostro futuro e con la loro voglia di comunicare e condividere possono costituire, da subito, un fondamentale osservatorio permanente sul nostro ambiente e fornire spunti e idee inaspettati e forse vitali!
Scritto il 21-06-2021