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I vuoti a rendere: un elemento chiave dell'economia circolare

Chi ha più di quarant'anni lo ricorda: in Italia, un tempo, esisteva una differenza fra “vuoti a rendere” e “vuoti a perdere”. Con i primi ci si riferiva alle bottiglie d'acqua (allora quasi esclusivamente in vetro) che potevano essere restituite per essere riciclate, in cambio di un piccolo rimborso, mentre i “vuoti a perdere” erano i contenitori destinati a essere gettati via. In molti Paesi del mondo, questo principio si applica ancora, con grandi benefici per l'ambiente e risparmio per la collettività. In Germania, per esempio, è comune vedere i clienti dei supermercati fare la fila con grandi buste piene di bottiglie di plastica vuote e lattine di alluminio, davanti alle apposite macchine che gestiscono la restituzione dei vuoti. A seconda del numero di contenitori conferiti, si riceve un buono che è possibile spendere all'interno del supermercato stesso. Nel prossimo futuro, questa pratica tornerà in auge anche in Italia.

 


 

I vuoti a rendere: un elemento chiave dell'economia circolare

L'economia circolare è uno dei pilastri delle politiche ecologiche europee e i nuovi decreti del governo italiano in materia di vuoti a rendere si allineano perfettamente a questo principio. In particolare, il decreto Semplificazioni approvato a luglio punta a stabilire i tempi e i modi in cui questa pratica sarà nuovamente introdotta in Italia. Riutilizzare i materiali come vetro, alluminio e plastica è il modo più semplice per ridurre il consumo di materie prime e, conseguentemente, le emissioni di CO2 causate dall'estrazione e dalla lavorazione di queste ultime. L'impatto in positivo sull'ambiente e sull'economia, quindi, si declina in molti modi diversi: riduzione dei rifiuti, abbassamento delle emissioni dannose, riduzione dei costi di produzione e imballaggio di nuovi prodotti.

 

I numeri dello spreco

Ogni anno, in Italia, sette miliardi di imballaggi che potrebbero essere riciclati vengono invece gettati via. Nella migliore delle ipotesi, vengono conferiti nelle apposite categorie di rifiuti, per esempio plastica o alluminio, nella peggiore finiscono in discarica, nel secco residuo o vengono dispersi nell'ambiente. Tonnellate di plastica, alluminio e vetro finiscono così a inquinare mari, fiumi, boschi, spiagge e a minacciare la sopravvivenza della fauna locale, quando potrebbero convertirsi in materiali utili del ciclo produttivo. Se guardiamo all'Europa, il numero di imballaggi sprecati annualmente sale a 41. È stato calcolato che questo spreco potrebbe essere ridotto fino all'80% recuperando in modo sistematico i vuoti a rendere.

 

L'importanza degli incentivi

Per raggiungere questi obiettivi è necessario incentivare i consumatori. Fino a questo momento, uno dei sistemi più efficaci sembra essere questo tedesco, che prevede l'applicazione di un piccolo sovrapprezzo al momento dell'acquisto, che viene poi restituito nel momento in cui l'imballaggio vuoto viene conferito presso gli appositi centri. Questo spinge i consumatori a non sprecare gli imballaggi, ma ad accumularli ordinatamente allo scopo di ottenere buoni spesa più consistenti.

 

Scritto il 23-09-2021

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